Il Chrysler Building, icona indiscussa dell'architettura newyorkese, rappresenta il primo importante investimento realizzato negli USA dal Fondo Michelangelo, attraverso la partecipata Michelangelo Real Estate Corporation. L'acquisto della partecipazione, pari a circa il 27% delle quote della Provictor, che deteneva nel 2005 la proprietà del 75% dell'immobile, è stato realizzato attraverso un'articolata catena societaria inserita in un veicolo appositamente costituito: Chrysler Building Investment LLC. La posizione nell'immobile, acquistata nel 2005 sulla base di una valutazione di circa 432 mln di $, è stata liquidata, nel luglio 2008, mediante la cessione al Fondo Sovrano di Abu Dhabi, con un prezzo di cessione fissato a 800 mln di $.
Icona indiscussa dell'architettura Art Déco d'oltreoceano, il Chrysler Building sorge nel cuore di Manhattan, a Midtown, a fianco della Grand Central Station.
Sul lotto fra Lexington Avenue e 42nd Street, l'architetto Van Alen (nato a Brooklyn nel 1882 e formatosi all'école des Beaux Arts di Parigi) preparò un primo progetto su commessa del senatore e imprenditore immobiliare William H. Reynolds.
Il progetto fu acquisito nel 1928 dal magnate dell'industria automobilistica Walter P. Chrysler, che voleva una sede prestigiosa per la propria azienda e chiese a Van Alen di modificare il progetto originario per farne l'edificio più alto del mondo.
Rimane leggendaria la gara in altezza ingaggiata durante la costruzione con il contemporaneo Bank of Manhattan Trust Building a Wall Street di Craig Severance, ex socio di Van Alen, che stava per aggiudicarsi il primato per soli due piedi. La gara fu vinta da Van Alen montando in cima al grattacielo un pennone di 56 metri tenuto smontato e nascosto fino all'ultimo, poi eretto in meno di un paio d'ore dopo l'inaugurazione dell'edificio rivale. L'ingegnoso stratagemma consentì al Chrysler Building di raggiungere i 319 metri di altezza e superare il Woolworth Building di Gass Gilbert del 1913, diventando l'edificio più alto del mondo per poi cedere il primato dopo circa un anno all'Empire State Building di Shreve Lamb & Harmon.
L'intero edificio fu costruito in soli venti mesi. La struttura portante in acciaio fu montata dall'Impresa di Luigi Binda (un "lombardo newyorkese") impiegando capimastri lombardi e manodopera indiana. Le pareti esterne sono in cemento e mattoni, con rivestimento in pietra e marmo Shastone grigio e bianco, mattoni neri e rossi, e acciaio inox.
Il volume a torre dell'edificio si restringe dal basso verso l'alto con dei setback concentrati prevalentemente nello sviluppo in elevazione dei primi trenta piani: il gioco di scatti verticali, dettato dal regolamento edilizio del 1916, enfatizza il dinamismo ascensionale dell'insieme. L'edificio è costellato di elementi ornamentali desunti dal mondo dell'automobile, come i fregi al 30° piano che richiamano le linee di pneumatici e parafanghi d'auto. E i riferimenti generici a quell'universo formale si fanno citazioni letterali nei particolari ingigantiti delle vetture prodotte dalla Chrysler: dai tappi di radiatore a forma di casco alato di Mercurio posti agli spigoli del 40° piano, alle teste d'aquila che campeggiavano sul cofano del modello Plymouth del '29 e qui impiegate negli otto doccioni posti alla base della cuspide.
Ma l'elemento più riconoscibile e celebre dell'edificio è la straordinaria guglia ad archi reiterati con finestre triangolari, che ospita una suite dedicata fino al 1979 all'esclusivo "Cloud Club". Al 71° piano era il celebre "Osservatorio" - uno spazio di circa 400 mq. con soffitti alti 6 metri dove erano custoditi i primi "ferri del mestiere dell'operaio" W. Chrysler. La complessa geometria della guglia è frutto dell'intersezione di una serie di volte a vela sovrapposte, di dimensione decrescente dal basso verso l'alto, con curvature sempre diverse che da circolari diventano ellittiche, dilatandosi progressivamente in altezza fino a sfumare nell'antenna della cuspide. L'intera guglia è rivestita in "Nirosta", inedita lega di cromo-nickel e acciaio, che oltre a conferirgli lucentezza e iridescenza si è rivelata tanto resistente agli agenti atmosferici e allo smog da non richiedere manutenzione per oltre sessanta anni.
Un'eccezionale fusione di motivi macchinisti e stilemi espressionisti si ritrova anche nei lussuosi interni, in particolare nell'atrio decorato con marmi preziosi e originariamente dedicato a showroom delle auto.
Lo stile Art Déco, affermatosi dopo l'Esposizione parigina del 1925 anche nel linguaggio architettonico, si rivelò particolarmente adatto alla tipologia del grattacielo, che divenne fino alla crisi del '29 il laboratorio di una ricerca raffinata ed eclettica tesa a celebrare l'espansionismo economico degli anni Venti. Così, l'eccentrismo dell'Art Déco e del Jazz Style - combinati con una insistente simbologia, con l'impiego di materiali insoliti di sapore hollywoodiano e con effetti collage di derivazione cubista - soddisfa appieno gli intenti pubblicitari della Chrysler Corporation.
Negli anni '70 del secolo scorso il Chrysler Building viene acquisito dalla Massachussetts Mutual Life Insurance Company che ne inizia il restauro, portato a termine da Jack K. Cooke, che ne diviene proprietario nel 1979. Dichiarato monumento nel 1978 dalla Landmark Preservation Foundation di New York, l'edificio è acquistato venti anni più tardi dalla Tishman Speyer Properties, che ne restaura molti elementi decorativi, tra cui l'enorme murale "Energy, Result, Workmanship and Transportation" dipinto da Edward Trumbull sul soffitto della hall intrecciando l'immagine della costruzione dell'edificio stesso con la celebrazione delle linee di montaggio degli stabilimenti Chrysler.